Si narra che nello storico cimitero napoletano di Poggioreale ci fosse un tempo una singolare lapide funeraria, che, dopo il nome ed il cognome del defunto, recitava così: “Stavo bene, per stare meglio ora sono qui”. Chi è nato nella città della Musa Partenope ed insegna da almeno una ventina di anni nelle scuole di ogni ordine e grado, di tanto in tanto, specie in presenza di una delle tante riforme della scuola presentate come “miglioramenti” del sistema educativo, non può fare a meno di pensare a questa leggenda napoletana sulla malasanità, reale o presunta, d’altri tempi. Infatti, gli è perfettamente chiaro come, riforma dopo riforma, nonostante tutti gli sforzi del corpo insegnante per fare il meglio possibile, il rendimento e la preparazione degli alunni cala vistosamente e peggiora ad ogni nuova riforma.
Un’impressione nettissima che, oggi, viene paradossalmente confermata proprio da una indagine[1] dell’Istituto di Ricerca legato all’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico istituita nel 1960, che di queste riforme è stata propugnatrice a livello mondiale. L’OCSE, che ha sede a Parigi, conta attualmente 35 Paesi membri (Australia, Austria, Belgio, Canada, Cile, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Islanda, Israele, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Repubblica di Corea, Repubblica Slovacca, Regno Unito, Slovenia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria), che si riconoscono nella democrazia e nell’economia di mercato. L’Organizzazione inoltre intrattiene rapporti con numerosi Paesi non membri e con altre Organizzazioni Internazionali, tra le quali la Food and Agriculture Organization (FAO), il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale.[2]
Con queste premesse, si può ben immaginare cosa dovesse pensare questa organizzazione della scuola di massa e di qualità che si era venuta a creare – sulla spinta delle lotte resistenziali e post resistenziali – un po’ in tutto il mondo a partire dalla fine della seconda guerra mondiale e che è durata all’incirca fino a metà anni novanta:[3] un obbrobrio da cancellare quanto prima. Di qui l’inizio di una campagna ideologica volta a demonizzare la scuola pubblica, affermando che essa produceva pessimi risultati, che andava “migliorata” con determinate riforme, le quali sembravano non bastare mai, all’una ne susseguiva subito un’altra – sempre per “migliorare” l’insegnamento.
Il paradosso è che oggi proprio un suo istituto di ricerca ha provato a parametrare la situazione della “pessima scuola” di venti/ trenta anni fa con quella delle scuole “riformate” secondo la logica della “rivoluzione capitalistica” avvenuta a partire dagli anni ottanta del secolo scorso, ottenendo un risultato impietoso. Infatti, confrontando i risultati delle rilevazioni effettuate a metà anni novanta del secolo scorso con quelle dei nostri anni, gli alunni che si diplomano oggi sono nettamente meno preparati dei loro predecessori. Insomma la “pessima scuola” di un tempo era nettamente superiore alla “buona scuola” di oggi, cosa che gli insegnanti con un minimo di anzianità di carriera tristemente sapevano già. Unica e magra consolazione per gli insegnanti italiani che cominciano a subire i “miglioramenti” dell’ultima riforma – mal comune mezzo gaudio – il fenomeno è pressoché mondiale.
Purtroppo non possediamo i dati completi e disaggregati, ma una scommessa ci sentiamo di farla: analizzando paese per paese, il declino delle capacità degli alunni si accentua ad ogni nuova riforma “miglioratrice”… Anche nella scuola, il potere mostra la sua caratteristica mitopoietica – il vendere veleni come medicine; purtroppo il gioco gli riesce.
Enrico Voccia
NOTE
[1] Vedi http://www.corriere.it/scuola/medie/16_ottobre_26/gli-anni-novanta-si-studiava-piu-dossier-ocse-chi-si-diploma-oggi-meno-preparato-40enni-50enni-ba6dd942-9bbf-11e6-92af-45665cb81731.shtml
[2] http://www.rappocse.esteri.it/Rapp_OCSE/Menu/OCSE/Cos_OCSE/
[3] Ovviamente le cose sono andate diversamente secondo i paesi considerati, in alcuni paesi l’attacco ad una scuola di massa e di qualità è avvenuto prima, in altri dopo. Le date in questione si attagliano comunque assai bene al caso italiano.